— 115 — Di questa introduzione è interessante, sia il contenuto, sia il carattere. Essa si inizia con un cenno sui nomi dell’Italia, sui suoi primi abitatori e sui confini, e, a proposito di questi, contiene anche un cenno sulla partizione delle Alpi e sui valichi alpini, che, essendo in perfetta armonia con la rappresentazione cartografica della cerchia alpina offertaci dall’Italia del 1608, sarà brevemente esaminata nell’Appendice II. Sulla forma, come sulle dimensioni dell’ Italia, il Magini non ci apprende nulla di nuovo, non avendo fatto nessun calcolo originale e limitandosi a riferire dati e misure di provenienza classica. Qualche interesse hanno invece le considerazioni che seguono sulla favorevole situazione dell’ Italia e sui vantaggi che ne derivano. 11 breve cenno sull’ idrografia si limita in sostanza ad una descrizione del corso del Po, dedotta probabilmente dalla carta del 1608 o per lo meno esattamente rispondente ad essa ; degli altri fiumi si citano solo i nomi, rimandandosi per essi alle descrizioni delle singole regioni. I paragrafi sui prodotti dell’Italia e sui costumi degli abitanti, l’uno precedente, l’altro seguente quello sull’idrografia, non hanno interesse. La indicazione della divisione ecclesiastica dell’Italia e degli “Studi pubblici „ precede un sommario storico, che costituisce il paragrafo più lungo dell’ introduzione. Le ultime pagine si occupano invece della questione della suddivisione dell’Italia, che per il Magini aveva notevole importanza : sono esposte le divisioni antiche (repubblicana, di Augusto, di Tolomeo, di Giustino), poi sono brevemente esaminate le suddivisioni venute in uso nella età medioevale e da ultimo quelle, poco dissimili fra loro, proposte dal Biondo e da Leandro Alberti, che anche il Magini accetta con lievi modificazioni. Ne risulta una partizione in ventitré regioni, che possiamo chiamare storiche, della quale peraltro il Magini non ha mai tenuto conto, nè nelle carte re-gionali, nè in quella generale. Invece la divisione politica attuale, esposta successivamente, risponde perfettamente al quadro offertoci dalla carta del 1608 e doveva servire di base anche ai Commentari descrittivi, come risulta dall’ultimo paragrafo, nel quale è esposta la quadruplice partizione di questi. Questa introduzione generale, dunque, pur non discostandosi molto da altri modelli cinquecenteschi (1), ha per noi una duplice importanza: da un lato cioè, perchè ha evidenti rapporti con la carta generale d’Italia del 1608, dall’altro perchè ci presenta lo schema di quello che avrebbero dovuto essere le descrizioni dei singoli stati o territori. Se questo schema sia stato poi sempre effettivamente seguito, non possiamo dire con sicurezza, in base agli scarsi avanzi dei Commentari a noi pervenuti nella già più volte ricordata Miscellanea dell’Archivio di Stato di Bologna. In essa, di trattazioni che possano dirsi complete non ne troviamo che cinque, e cioè quelle sul Territorio di Crema, sul Territorio di Trento, sul Trevigiano, sul Friuli e sulla Corsica; la penultima di queste fu già da me altrove pubblicata, l’ultima lo sarà in una prossima occasione. Tutte e cinque appaiono redatte su uno schema abbastanza uniforme e rispondono assai bene al carattere di commentari delle relative carte ; si presentano come elaborazioni originali, per quanto non ci sia dato di accertarne le fonti, nè di precisare se siano da considerarsi come opera esclusiva del Magini, ovvero se possano rappresentare compilazioni fatte da altri su uno schema fornito dall’autore. La miscellanea bolognese ci offre inoltre molte altre descrizioni incomplete, tra le quali quelle del Mantovano, del Cremonese, del Comasco, del Piemonte e Monferrato, del Vicentino, del Genovesato, del Ducato di Ferrara, del Ducato di Modena e Reggio ; in alcune di esse sovvrabbonda la parte storica. Abbiamo ancora fascicoli di appunti sparsi e sconnessi, ed elenchi di città, terre, castelli, già ricordati altrove ; per queste ultime categorie di materiali, non è facile distinguere ciò che il Magini aveva raccolto e utilizzato per integrazione e controllo delle carte e ciò che doveva utilizzare per il testo. (i) Come in altri scritti analoghi del Rinascimento, sono frequentissime le citazioni di autori classici. Tra i moderni il Magini cita in prima linea ilavio Biondo e Leandro Alberti; poi il Botero, Lodovico Chiesa, il Sigonio e tra gli stranieri T Ortelio.