— 61 — binate, avrebbe de visu attinto nella Galleria Vaticana, ove passò l’estate, i dati occor-rentigli (1). Infine per il Riminese, la bassa Marecchia e il territorio tra questo fiume e la Foglia, si può ritenere che il Magini abbia ricevuto correzioni ed aggiunte da taluna delle persone pratiche dei luoghi, alle quali avrà mandato in esame l’abbozzo primitivo dell’ Urbinate. La carta della Marca d’Ancona (tav. 37 ; circa cm. 47X37) è indubbiamente posteriore a quella del Ducato di Urbino, o almeno dell’abbozzo del 1596, poiché presenta corretta l’orientazione della costa tra Pesaro e Senigaglia, che fu mutata nella tav. 46 con l’espediente dell’introduzione della bussola; inoltre ci offre quel singolare disegno della costa a SE di Senigaglia, che nella tav. dell’Urbinate fu introdotto solo nella redazione definitiva. Anche questa carta aveva originariamente una dedica firmata “ Gio. Ant. Magini „ (il “ Fabio di „ è aggiunta posteriore) e probabilmente datata ; ma io non ho trovato alcuna copia di quest’originale. Ho tuttavia ragione di ritenere che anche per questa tavola debba essere esistita una prima redazione incompleta, una specie di abbozzo, che poi fu riveduto ed accresciuto, special-mente per quanto riguarda gli alti bacini dei tributari, appenninici, dall’Esino al Tronto, il Fabrianese, l’Ascolano ecc. ; del che possono addursi a prova i numerosi ritocchi che si osservano in quest’area (veggasi ad es. il Rio buono, affi, del Iano = Giano), una serie di nomi, che sembrano aggiunti dopo (B. dell’Avellano, S. Girolamo, M. Cucco) e una tecnica un po’ diversa nella rappresentazione del rilievo per le anzi-dette zone, compresa tutta la dorsale principale dell’Appennino. La prima redazione della tavola non può essere anteriore, per la ragione che tra breve si dirà, al 1598 o alla fine del 1597 ; la rifinitura può essere anche assai posteriore. Della Marca d’Ancona esistevano quattro carte anteriori a stampa (2), cioè la “ Marca de Ancona Nova „ nel Tolomeo gastaldino del 1548 e in altri Tolomei derivati, il “ Novo et vero dissegno della Marca d’Ancona con li sui confini „ pubblicato da Ferando Bertelli in Venezia nel 1565, che però non è in sostanza che un ingrandimento della precedente (3), “ La Marca dAncona „ edita a Roma da Vincenzo Luchini nel 1564 e riprodotta anche, in dimensioni ridotte, nel “ Theatrum „ dell’Or-telio (4) ; e la d Marchia Anconitana cum Spoletano ducatu „ di Mercator (1589) ; esisteva inoltre la pittura, anzi le pitture del Danti nella Galleria Vaticana. 11 Danti ha infatti dipinto due tavole, una di tutto il Picenum, dalla Marecchia al Tronto, ed una, molto più ristretta, dell’Anconitanus Ager, ossia il territorio compreso all’incirca tra le foci delPEsino e del Potenza, Iesi ed Osimo. Il Magini esaminò queste pitture del Danti, durante il suo soggiorno a Roma, e sulla prima dà il seguente giudizio: “La Marca d’Ancona è cavata da quella di stampa, che fa la parte littorale dell’oriente ad occidente, la quale notabilmente piega, massime doppo Ancona verso l’Abbruzzo, et non ha fatto altro in d[etta] Tavola che aggiungere alquanti nomi, sendo che ne è stato aiutato da paesani che si trovavano a Roma „ (5). Con ciò il Magini vuol significare che il Danti si è attenuto alla tavola a stampa del Luchini 1564, la quale rappresenta il litorale corrente da ovest ad est (precisamente l’errore in cui era caduto anche il Mag. nelle primitive redazioni delle tavole 36 e 46), mentre esso, soprattutto a sud di Ancona, piega verso SE, come appunto si vede nella tavola maginiana della Marca d’Ancona. Ma, nonostante queste critiche, il Magini si è servito del Danti: in effetto ha riprodotto per intero l’Anc oni ta nus ager dantiano, sia pel disegno costiero (com- (1) In questa seconda ipotesi, che a me sembra la più probabile, si potrebbe anche ritenere che il disegno del Territ. di Città di Castello fosse stato rilevato dal Danti stesso sul terreno, ma la cosa non si può affermare con sicurezza. Vedi quanto si è detto sopra a proposito delle tavole del Bolognese e delle Romagne e quanto risulta dalle pubblicazioni già citate di I. Del Badia e V. Palmesi. Cfr. anche Append. I. (2) Ometto la descrizione di queste carte, rimandando a Marinelli O., Materiali per la storia della cartografia marchigiana, in «Le Marche illustrate», 1902. (3^ Essa fu riprodotta anche nello « Speculum orbis terrarum » del De Iode. (4) Dalla riduzione orteliana deriva poi la cartina inserita nel Tolomeo del Magini del 1596. Cfr. indietro pag. 3-4. (5) Cfr. lettera da Bologna 20 luglio 1598 a persona residente in Padova; nell*Append. Ili, lett. n. 3.