— 108 — lieve sforzo basta ad allontanarle : questa prima parte del lavoriero chiamasi cor ola. All’estremità della corola si dispone un sistema di arelle in forma di cuore; questa camera chiusa ha nome otella. E di queste otelle, nel canale divisorio dell’ isola, se ne collocano varie, l’ultima delle quali proprio al luogo ove il canale Pallotta dirama nel canale divisorio. Il vestibolo della seconda otella si chiama baldresca, e quello dell’ultima dicesi seconda bal-drescà. La introduzione delle acque dolci nella laguna è regolata dalla stagione ; perchè, se le acque interne fossero soverchiamente calde, i pesci vi perirebbero; ma in ogni modo si bada bene che essi non possano mai uscire. Tante anguillette di 7 millimetri di lunghezza, che nella montata entrano in laguna e pesano appena una libbra, dopo 4 anni d’ingrasso diventeranno 4,100 chilogrammi di carne squisita del valore di 13,000 lire; dunque mette conto non lasciarne fuggire nemmeno una. Tra i sibili del vento, lo scrosciar della pioggia ed il sollevarsi dei cavalloni lagunari nella notte priva di luna, la pesca s’inizia; perchè quel tumultuare degli elementi è scelto dalle anguille per la calata. Se la luna apparisse o il mal tempo subitamente cessasse, le anguille si fermerebbero; ed i valligiani quando esse si affollano troppo nei lavorieri, arrestano difatti l’uscita coll’accender fuochi sugli argini. Approssimandosi, dunque, la notte che essi dicono dqWordine, e che corrisponde al disordine della natura, si aprono le saracinesche, o, come dicono, si tagliano le valli. Le acque dell’Adriatico più fresche delle lagunari, di cui il sole estivo ha innalzato la temperatura, penetrano nelle valli e sollecitano il pesce a calare. Di corola in otella e di baldresca in altra otella, i pesci cadono nell’ agguato. Nella prima otella e nella prima baldresca i muggini, le sogliole e le dorate. Le anguille rimangono prese nell’ultima otella; le acquatelle da per tutto. Estratti con