— 32 — delle galee. I nostri antenati arricchirono siffattamente, che le loro città superarono tutte l’altre per magnificenza di palagi e di chiese. Scoperta nel 1492 da Colombo la terra occidentale (la quale poi si chiamò America in onore del fiorentino Amerigo Vespucci), il traffico del mondo si volse all’Oceano a detrimento del Mediterraneo. Contemporaneamente i Turchi e i Barbereschi con frequenti incursioni spopolarono il lido, sì che in Sardegna, in Sicilia ed in Puglia gli abitanti se ne allontanarono, dimorando solo nelle città grosse e fortificate. Il commercio e la pesca languirono ; la costruzione di barche e di navi fu abbandonata. La povera Italia, divisa, fu corsa da nemici, che se la contendevano. La marina peri nella terra desolata. Da quella decadenza cominciammo a risorgere quando nel 1815 terminarono le guerre, che avevano lungamente imperversato. La risurrezione dell’industria marittima andò di pari passo con la conquista dell’ indipendenza e della libertà. Nell’anno 1870 la marina commerciale italiana era giunta a pareggiare la francese, e superava la germanica ; era la terza nel mondo. I nostri legni a vela trasportavano le merci altrui tra i paesi più lontani. Facevano i cosiddetti viaggi tondi, cioè andavano in Inghilterra carichi di sale di Trapani o di Cagliari; sbarcato il sale, caricavano carbone, lo portavano nell’America meridionale, d’onde ritornavano carichi di guano dal Perù o di frumento da San Francisco di California. Oppure facevano viaggi più brevi tra i porti del mar Nero, dove andavano a prendere grano, e l’Inghilterra, da cui tornavano carichi di carbone. Le belle casette annidate tra boschetti d’aranci, che decorano le riviere liguri e le costiere di Sorrento e di Amalfi, sono state edificate coi risparmi dei nostri liberi navigatori. Fioriva l’Italia marittima, ferveva l’opera nei cantieri, moltiplicavasi il popolo lungo il lido ;