- 19 - Napoli, la Baia di Vado, la Gala del Varignano nel Golfo della Spezia, le spiagge di Viareggio e di Nettuno, il Passo della Moneta tra la Maddalena e Gap vera; il Promontorio Argentario, il Capo Linaro, la Punta di Posilipo, la Laguna di Gomacchio, VEstuario veneto, la Secca della Gaiola nel Golfo di Napoli e le Secche di Vada in Toscana, lo scoglio chiamato la Botte presso a Gaeta, i frangenti della Punta del Pezzo nello stretto di Messina, le Formiche di Montecristo e di Pianosa. Infine, lungo la costa apronsi i porti, che amministrativamente sono divisi in classi, a norma del lavoro che vi si fa, non della loro ampiezza. Infatti un porto può essere vasto e pur tuttavia poco frequentato; un altro ristretto e ciò non di meno frequentatissimo. I porti naturali sono rari. Più frequenti e rispondenti al bisogno gli artificiali, che si formano mercè 1’ edificazione di opere portuarie. Queste sono di svariatissima natura: moli, dighe, antimu-rati, frangiflutti, calate, ponti, fari, fanali, grue, bacini di carenatura, bacini galleggianti, scali di costruzione e scali di alaggio. I moli sono bracci in muratura che chiudono parte delle acque del porto per assicurarne la tranquillità, anche quando il cattivo tempo imperversa al largo, sì che riesca possibile eseguire nelle acque interne le manovre opportune. I moli si costruiscono in modo da offrire il massimo riparo contro al soffio di uno o più venti dominanti ed al moto ondoso, che essi producono. Così i moli di Genova sono orientati per i venti di libeccio e scirocco e raggiungono lo scopo d'impedire che le onde penetrino in porto e, sbattendo contro le calate 1 ', tornino indietro e producano quel moto speciale, che chiamasi risacca, dannosissimo alle operazioni commerciali. ') Calate o scali da merci e passeggeri, sono le costruzioni stradali correnti lungo il circuito interno del porto.