— 44 — TONNO. Qualche giorno dopo la nascita, l’animaletto si radica sullo scoglio o sul fondo. Ivi, senza mai più distaccarsene, cresce, non dà il minimo segno di sensibilità, non si contrae più, e si deforma. La sostanza gelatinosa del suo corpo si buca per dar adito a canali dentro i quali l’acqua fluisce liberamente. Nell’interno intanto si sviluppano certi filamenti cornei, talvolta calcari e talvolta silicei, disposti a fasci incrociati. Formano lo scheletro della spugna. A due stagioni dell’anno, nella sostanza di quella massa informe, nuovi corpuscoli ovoidi si vanno generando. Scendono nei canali da cui la spugna è traversata e ne sono espidsi. In breve saranno nuove spugne. I pescatori, quando il mare è calmo, si recano sul posto colle barche. Il patrone, mediante un certo secchio il cui fondo è di vetro, e nel quale figge intento lo sguardo, riconosce le spugne giacenti sul fondo e le indica ai suoi uomini, che (se le acque son basse) se ne impadroniscono trafiggendole colla fiocina. Se le acque sono alte, la fiocina non serve più ed il pescatore, armato di un coltello tagliente, e tenendo fra le gambe un grosso sasso legato ad una cordicella, si getta a mare, cala a fondo, carpisce la spugna recidendone la radice col coltello, e risale a galla. I pescatori, esercitati sino dall’infanzia a star lungo