— 138 — « Imprimerò il mio sigillo su rotelle di cuoio ed o-gnuna varrà un bisante d’oro. A guerra ultimata, Venezia, la terra di cui sono doge, muterà quelle rotelle di cuoio in altrettanti bisanti. Qual mercante non accetterà come moneta il sigillo di un doge di Venezia impresso su qualsivoglia materia comunque ignobile ? » Il giorno dopo i marinari veneti ricevettero ed accettarono la nuova, inusitata, ma legale moneta inventata dal doge ; i mercanti la tennero per buona e l’assedio continuò. Michiel, vittorioso di Tiro, trasmise ai suoi discendenti lo stemma, che portano tuttora, e che consiste in bisanti d’oro disseminati in campo azzurro. 12. L’assedio sostenuto da Venezia nel 1849. — Il 22 marzo dell’ anno 1849 l’esercito austriaco aveva sconfitto il piemontese a Novara : il 2 luglio 1’ ese rcito francese era entrato in Roma. Nell’ agosto la bandiera tricolore, in cui il bianco simboleggia la fede nei patri destini, il verde la speranza nella sua grandezza, il rosso il caldo amore per il loco natio, sventolava tuttavia s u Venezia combattente ed assediata. • La vittoria di Novara aveva procurato all’Austria i 1 modo di concentrare tutte le sue milizie agguerrite contro la città, che sino dal 23 marzo dell’anno precedente erasi tolta dal collo il giogo austriaco. Tre nemici ebbe allora Venezia ; il cannone austriaco, la fame ed il colera. Il mare erale bensì aperto ! ma ove erano le navi ond’era stato un tempo cotanto orgogliosa ? Non esistevano più ! Sulla terraferma, nella primavera del 1849, le rimaneva Malghera, luogo forte, situato al di là del ponte, che, cavalcando sulla laguna, riunisce la città al continente. Ma poiché 18 giorni consecutivi di bombardamento ebbero feriti o uccisi 500 difensori, e tutto crollava dentro Malghera, fu necessario abbandonare il forte ridotto