ATTO ITI Un lieto avermi guiderdon, non mai, Lasso ! gemiti e duolo. E chi son io Da penetrar negli alti tuoi segreti Pensamenti e voler? Ma il figlio, o Dio, E lo stato mi salva. Ahi, turco Sire, Nella mia casa, che vivea tranquilla, La discordia gettasti. Oh, possa un altro Ora sorger Milosse a trucidarti ! Perchè sedurmi un caro figlio ? e ingordo, L’empia seguendo bramosìa d’acquisti, Perchè stender l’artiglio al mio retaggio Brami pensando a’ tuoi dominii unirlo ? O Stanko, Stanko, desiderio vivo Dell’afflitto mio cor, perchè, demente, Il Montenero abbandonasti, e il padre ? Non è bello così, fanciullo mio, No, non è bello ! E tu, clemente Iddio, A me lo rendi, e di tal grazia allieta Della misera mia vita il tramonto, (siede. Entrano Giorgio, Peruno e i capitani. Dopo un po’ di silenzio, Giorgio si avvicina al padre). GIORGIO Al riverito cenno tuo raccolti, Padre, si sono i capitani. IVANO (parlando come in sogno) Indarno ; Essi vengono, o Giorgio, a un’ombra vana, Ad un muto sepolcro.... (si alza, e prosegue vivamente) Eroi fratelli, — 165 —