LIBRO Q_U I N T O. 289 tadinì, c’hanno più volte tentato di vendere conia Patria la 1614 libertà . Si ricordaffe la Francia fopra quello Stato del Tuo Do-minio; rifvegliaffe le fue ragioni; ellendeffe le fue Frontiere corona u nella Terra, e nel Mare; ripiantalTei Gigli in Italia, & , ag-grandendofi con sì gloriofa conquifta, fatiaffe gli Eferciti con fichi pojfef-le fpoglie del più opulente Emporio d’ Europa. Tutto ciò il Suggeriva dal Duca , & era a lui fuggerito dall’ ambinone, e dall’ interelle, ancorché di palliarlo tentalTe con la caufa di Zuccarello ( altrove commemorato ) picciolo , & ignobile Feu-do dell’ Imperio tra’ monti, ma da’ Genovefi ilimato impor- J’JKÌ! tante , perche (là loro nelle vifcere per quella fatalità Tempre dall’ Itala patita, che anco le picciole cofe, da’ fuoi Principi fii impufjf. ilimandofi grandi, hanno più volte aperta la ftradaagli e fieri d’ufurparne ampiillma parte. Era goduto anticamente dalla Fa- Pa. miglia Carretta, & i Genovefi havevano tentato d’ occuparvi altre volte alcun diritto* Comprarono particolarmente da Sci- caretta, pione, nno de’ Marche!!, certo annuo cenfo con patto di pre-Jatione, incafo, che folle un giorno lo ItelTo feudo venduto. Ma appunto Scipione medefimo, per prevenir la Temenza Ce-Tarea, che per colpa di certo homicidio temeva, lo vendè a’ Savojardi. Tuttavia non tollerando l’Imperatore futterfugio sì ^ accorto, lo avocò afe; & a’Genovefi, che v’afpiravano , ne P£tals'a\ commife la cura* In fine in quelli ultimi tempi dal fifco ven- voij duto, non vi fù dubbio, che 1’ oro , & il favore de’ Genovefi luto all’Im -non prevalelfe, e forfè il riguardo di non dilatar’ il Duca in quel perc'0°mmsj-_ tratto, dove poteffe infellar lor medefimi, e aggrandire fe Hello. /«*#/- c*-Tutto ciò fi publicavadal Duca con grand’apparato di prore- otovefi. ili, e ragioni, & aggiungeva dilgulti, vedendo dal Governo di cbtfer Genova, e dalla plebe medefima odiarli, & ad ogn’ incontro Z^TdT lacerarfi ’1 fuo nome. Tuttavia all’ univerfale fentimento pare- nap[°r'ojff;cu va, che cercaffe più rollooccafione di guerra, di quello , che rarlo dalls n’ baveffe foggetto. Ma in Francia, ancorché la Corona, ol- ™”c‘ad’1 tre certa univerfal’ inclinatione de’ più potenti ad opprimer’ i deboli, non tenelfe altra caufa d’inimicitia co’ Genoveu , che fola difcrepanza d’interelH, e d’affetti , commendati furono i penfieri, & abbracciate le propolle di Carlo, fe non per al- *««>«-tro, per dar efercitio almeno, e sfogo a gli fpiriti, horamai P£/d«iù accefi trà quelli preludii dell’ Arali. Ma con diverfa forte, ac- Franeia • tiKmT.L T do.