L’IMPERATRICE DEI BALCANI Ed ora che ti piacque appien palese Farmi il sincero tuo pensier, fratello, Parto senza timor. Veglia su lei, E la difendi, ove turbar sventura Minacciasse il seren della sua vita. GIORGIO In me, Stanko, confida, e ben tranquillo Parti pel campo di battaglia. (Entra ivan-beg). IVANO Un altro Pria che tu parta darti vo' consiglio. Schender è un falco, e quell’eroico petto Non ha certo rivai, ma l’Albanese Tragge sovente a furberia. Colpisce Della folgore al par, strugge, ruina; Ma a lungo il fuoco non mantiene; avvampa, E d’un tratto si spegne. In bianca veste Trapunta in oro e giubboncel di seta Che al ginocchio gli vien; la fascia al capo, Come a nozze movesse, in balda schiera Di ben armati combattenti il fiero Corre allegro nel campo ove maggiore Ferve il rombo di guerra, e là mescendo, Al confuso rumor d’armi e di voci, Canto guerrier grato alla ciurma, ei danza, Mandando ad ora ad or grida selvaggie. Non dà pace, nè scampo all’inimico Quando combatte, ma un nonnulla, a volte, — 76 —