L’IMPERATRICE DEI BALCANI E urlando, come fai, t’ode ciascuno, (s’alza e con lui tutti gli altri) A Zabliàco ritorna, ove al meriggio 10 pur domani arriverò, chè parte Da Scodra ancor delle mie schiere aspetto. (con forza) Ma del nostro colloquio una parola, Conte Deano, non ridire al padre, E sarà vano il folle tuo desìo.... DEANO All’alma patria mia bramo esistenza Lunga e grandezza, all’inimico morte. Per la fede di Cristo, e per il regno Del Sire Ivan, come un sol uomo uniti, Eccoci tutti a chi si crede offeso Render pronta ragion. Tutto che puote Adopri pur contro di noi l’Osmano, L’adopri il Lazio. Vengano conserti A commetter battaglie, a noi non cale. Alle soglie di Roma, e non lontano Più d’una spanna da Stambullo, eppure Della Nera Montagna il valoroso Figliuol non teme. A’ detti miei dà fede : 11 Signore qui volle unir le nostre Invitte schiere, perchè forza alcuna Soggiogarne non possa. I nostri monti Non udranno il gracchiar lungo de’ frati ; Nè l’eco lor ripeterà, sta certo, Il monotono suon del Muezzino. Molti, o Duca, varcai campi di guerra Ove giacean nel sangue loro immersi — 118 —