L’IMPERATRICE DEI BALCANI Alla sventura. Ma l’aguzzo brando, Che stringe nella man l’eroico figlio Del Montenero, saprà lunge, io credo, Da lui tener l’orrida peste. E a questo Con fermo senno lavorar bisogna. PERUNO Devoto a’ cenni tuoi sempre disposto Eccomi a tutto. La mia vita ancora Combattendo darò volonteroso Per la mia patria e per l’amato prence. IVANO Ebbi contezza che in Alessio jeri Il degenere mio figlio pervenne. Là di Stambullo inalberò l’insegna, Deciso d’assalir Scodra domani. PERUNO Delle nostre città Scodra è la prima Fortezza, il fior delle tue terre, e preda Già lasciarla non puoi della selvaggia Estrana tirannia. D’acqua e di pane Ben provveduta, quattrocento accoglie Difensori agguerriti, e li comanda Lupo Debelia, eroico duce. Egli otto, A forte oprar per la difesa, tiene Grossi cannoni, che il possente Doge Dell’amica laguna a noi donava. — IÓ2 —