ATTO I Di Giabucillo e di Sessan la traccia ; Nè frenarli pensiam punto co’ morsi Quando baldi sproniamo all’inimico. Nudo il petto mostriam, nè ci sgomenta La ferrea mazza, e voi di già provaste Se ferir sappia il brando nostro, e quale Sappia infliggere piaga. Oh, se fortuna Mi facesse scontrar nel gran Sultano, Di non tremare, ho ferma fede, il mondo Imparerebbe a quel feroce aspetto! (entra Uglescia). UGLESCIA Ti fa saper col mezzo mio la Corte, Principe Stanko, che stanotte a danza Si raccoglie Zabliaco a festeggiarti, (esce). STANKO Amo il giuoco, la danza, amo le tende, Gli accampamenti, e mi delizia il canto L’alma così, come da quelle note Mi parlasse Danizza. (entra Uglescia) A che ne vieni ? UGLESCIA L’Ambasciatore di Murat domanda Di visitarti. STANKO (piano). In buon punto non giunge, Pur m’ è forza accettarlo, (forte) Entri. (Entra Ibraim-Agà e s’inchina alla turca). — 59 —