ATTO II Prence, l’eroe, che al padiglion venuto Del Sultano gridò : chi cuor si sente Esca a far prove di valor, lo sfido. Al fiero invito ad incontrarti venne Balabàno bascià; ma quale in sorte Ebbe ventura? Si diceano ancora Molte altre cose, ma chi mai, chi chiude La bocca al mondo? Si dicea che fosti Prigioniero de’ Turchi indegnamente D’Adrianopoli chiuso entro le mura; Ancora si dicea.... STANKO Basta, finisci. La tenda assetta, e m’apparecchia il pranzo, (Uglescia mette in ordine alcune cose, indi esce) E m’adduci un guslar. Si fa più dolce All’armonia di quelle corde il cibo. STANKO (rimasto solo, prende una sedia ed esce dalla tenda ; s’asside guardando intorno) Divinamente tutto quanto arride In questa all’alma mia tanto diletta, Terra natale. Veggo a me di fronte Le sue vette levar severe il Lovce, E non lontan del colle ombroso al piede Bella sorgere Garàco, e la divina A’ miei sguardi Rumìa. Veggo i villaggi, Le capanne, gli armenti, e gli ondeggianti Campi di biade, e in mezzo a lor robusto