AL LETTORE Perun. Egli sta per muovere alla caccia, allorché si presenta suo fratello Giorgio, l’erede del trono, che viene a consultarlo sopra gravi faccende di stato. Se non che, Stanko ha tutt’altra voglia che di occuparsi d’affari di stato, epperò agli ammonimenti di suo fratello risponde infilzando ad una ad una, sulla freccia del proprio arco da caccia, le carte portegli da costui. Giorgio insiste, ed ei gli rinfaccia allora le nozze ch’esso sta per contrarre con la “ fanciulla latina „ ; giacché Giorgio ha chiesto in isposa la figlia del doge di Venezia. Questi gli risponde allora trattarsi di un matrimonio di pura necessità; “ che se dipendesse da me — egli conchiude — una sola donna io sceglierei. „ — “E chi sceglieresti mai ? „ — “ Danizza esclama Giorgio e se ne va. Divorato dalla gelosia, Stanko rimane solo, mentre un nugolo di tristi pensieri gli attraversa il cervello. Gli sembra d’intravedere già la sua fidanzata vacillante fra l’amore di lui e l’affascinante prospettiva del trono. “ O madre, madre mia, — esclama egli — perchè mi desti tu la vita, se non potevi disporre che di una sola corona? „ In questa esclamazione vi sono già i germi della tragedia futura; nel cuore dell’ambizioso giovane il pungolo della gelosia incomincia a suscitare i sogni di grandezza, che più tardi armeranno la sua mano contro la patria. In questo stato d’animo si trova Stanko, quando sopraggiunge Danizza. Senza attendere spiegazioni, egli le si scaglia incontro, colmandola di rimproveri, ma è costretto a rinculare di fronte ai nobili detti della fanciulla, nella cui voce è un tale accento di verità, che i due giovani finiscono lì per lì coll’intendersi pienamente. Appena però la ragazza si è svincolata dalle braccia di Stanko, ecco entrare il vojvoda Dean, il quale reca al giovane principe la notizia di un messaggio pervenuto da parte di Skenderbeg, chiedente l’aiuto dei Montenegrini nell’imminente guerra contro i Turchi. “ Il consiglio di stato, soggiunge il vojvoda, ha deciso di mandare un corpo d’armata al prode Skenderbeg, e tu, o si- - 15 —