L’IMPERATRICE DEI BALCANI Per il petto, o mio Stanko, che bambini Del medesimo latte, (oh lo ricorda !) Amor spirando, ci nutrì; pel sangue Che fece palpitar soavemente I nostri cuori ; per l’amor che lega L’uno all’altro fratei ; per quell’affetto Che alle care natie roccie ne stringe, Ratto vieni al mio seno, e nel fraterno Tenero amplesso ogni rancor passato Obliando, fidenti alla paterna Mensa sedendo, al genitore offriamo II desiato fior della concordia. Posa su basi mal sicure il trono ; Ed allora che due premerlo han brama, La deboi sedia va curvando, e crolla, Rompendosi così, che molti rivi Occorrono di sangue a rialzarla. Che se tanto t’accende il cuor desìo Della corona, tuo vassallo, il giuro, Morto il padre, sarò, te proclamando Unico re della Montagna Nera. Onnipotente Iddio, che colle guerre I mortali affatichi, e nelle loro Anime scendi, e le conosci, amico Mi ritorna il fratello, affatto spenta L’ambiziosa in lui fiamma infernale! (II conte Peruno ritorna). GIORGIO Siedi, conte Peruno, e francamente - 172 —