ATTO III Son della nostra mano, e non sono pari ; Giorgio cammina per diritta via; Immemore del padre e della patria, Della fè, del suo sangue e dell’onore Per obliquo sentier Stanko si mise. TUTTI Viva l’amato nostro prence Giorgio. GIORGIO Grato al nobile dono, o padre mio, Grazie ti rendo ; e voi di cor ringrazio, Nobili duci. TUTTI Salve, Ivano, salve. IVANO Fine ai detti, agli indugi, o capitani, Che il nemico si avanza, e impaurita Di già la Zeta il nostro ajuto invoca. Tempo è questo d’agir, chè andar perduto Forse fra il lungo favellìo potrebbe Il propizio momento. Ad incontrarvi, Certo ne son, verrà l’Osman pensando Che se Stanko si arrese, obbedienti Voi pure avrà. Ch’egli s’inganni or fate, E vincete. Mio Dio, questa vittoria Possa ancora veder, pria che l’infermo Mio fral si acqueti nell’eterno sonno. — 167 —