atto rr Tristo, inconsulto, Leva a tumulto; Male a quel cuore, Cui tutti invocano L’ira terribile del Creatore.... STANKO (interrompendolo) Sai la canzone dei Voini, e quella Degli Urizzi?.... Ma no.... basta, buon vecchio. Un’altra volta, ora non monta... vanne (gli getta una borsa con del denaro). Con qualche goccia a rinfrescar la gola, E dell’archetto tuo l’agii cordiera, (il guslaro parte. Ad Uglescia) Da quel lato solleva ancor la tenda, Che la visiva mia virtù si bei Nella bellezza, onde natura arride Largamente i suoi doni. Ecco il turrito Castello di Peruno, il suo giardino E la verde betulla; ecco la parte Più gioconda per me dell’universo. Ivi posa Danizza, e stan con essa Le mie memorie ; ivi splendeami il sole ; Ed essa si piacea dirmi SUO sole, (si alza da tavola, Uglescia sparecchia. Stanko guardando pensieroso) Oh potenza d’amor ! Iersera ancora A Zabliaco potea giunger, ma come Sì dappresso passarle e non vederla, Non baciarle la bocca e quei due cari Astri lucenti, i suoi grand’occhi neri? A lei m’affretto. Oh desiderii ardenti! — 97 —