ATTO in E forse ancora irreparabil danno. (ad Ivo) Ivo, tu resta a’ miei servigi. IVO In fino Non giunga a cancellar del tradimento, Che m’arrovella, l’esecranda macchia, Dell’umil servo tuo, prence, disponi. (al conte Peruno) E tu, conte, a consulta i capitani Chiama, che uniti ricerchiam la guisa D’accogliere il nemico. (Ivo esce. Etrano i capitani). GIORGIO Eroi fratelli, E del vecchio mio padre eletti e fidi Compagni d’arme, a sanguinosa pugna Fui sortito a guidarvi. Prezioso Mi sarebbe, credete, in altro incontro L’alto vostro parer, ma in questa lotta, Fraterna lotta, l’ascoltarlo fora Impossibile a me. Lo snaturato Fratello Stanko, oltre ogni dir, m’offese ; I miei martiri offese, e sol per esso La nostra stirpe, io fremo a dirlo, conta Un traditore. In questa pugna, amici, Giuoca il nome de’ Negri, il nome mio; Ei splendido restar deve, o esecrato Esser da tutti, e maledetto. Or io, Duci, ho sacro dover di agire in modo, Che ad ogni costo il tradimento infame, — 179 —