ATTO II Ed ecco ancor la vecchia mia memoria (trova il fazzoletto, e visita allegra la tenda). Amo, Marta, la tenda allegro albergo Di piaceri e d’eroi. Mai sempre adorna D’una spada gemmata, e d’uno scudo Splendido d’oro, trasportar si lascia A senno dell’eroe, su per dirupi E ombrosi colli, giù per valli, e ovunque È fiorito il terreno. Alla sua porta Batte il destrier colla ferrata zampa Annitrendo la terra, e per l’arrosto Giace il montone macellato. In essa Soavemente si riposa e sogna Di battaglie, di glorie, e di leggiadre Donne amorose. Oh, fossi un uom, vedresti In me, certo, un eroe. Delle colonne Al mio Stanko devote in fronte allora Sventolare farei l’alta bandiera Montenegrina. Guarda, oh, guarda come Volteggiarla saprei, (agita in aria il fazzoletto). MARTA (freddamente) Dirti non posso Se tu, cara, saresti un vero eroe, E se grato portar l’insegna adesso Ti sarebbe di Stanko, che d’un altro Color si tigne, nè vi splende impressa L’aquila. DANIZZA Che? Trista mi sembri, ed io — 131 —