ATTO iri IVANO Scodra è forte, lo so, ma nell’angustia In cui ci serra un’infelice sorte, Consultare dobbiam, se non ci torni, Colle pianure della Zeta ancora, Abbandonarla all’inimico, e noi La montagna tenendo, in quelle rupi Risoluti aspettar l’urto feroce Delle ottomane barbare falangi. Non è bello, dirai, lasciar del suolo Che si possiede parte alcuna, è vero; Ma tra Scodra attendarsi e la Sitnizza, E su quel piano campeggiar, di forze Ben maggiori dispor di quante abbiamo Ci converrebbe. M’addolora, il credi, Lasciar borghi, capanne, e gli abitanti Della Zeta fedel, ma dalla dura Necessità far prò’ del mal n’è forza. Conte, che pensi ? PERUNO Che nessuno, io penso, Tardo, Sire, sarà di dar la vita Alla difesa della patria, e in questo Più risoluto ornai, che i delatori Son la vanguardia delle turche squadre.... Allora che vedremo al calpestìo De’ turchi corridor dense levarsi Nubi di polve dal sopposto piano, — 163 —