L’IMPERATRICE DEI BALCANI Chiamami Stanko. Non temer ch’io pensi A vendicarmi: in me, lo sai, fin ora Ebbe ognuno fidanza, (alza la spada) O brando mio! M’era gioia con te la mia diletta Patria servir, la libertà, la fede; Ed ora che al destin, misero, io penso.... Ahi, dove e come separarci è forza, (getta la spada, poi guarda la ferita e intorno). Mi sorregga qualcuno un sol momento.... E un secolo il momento; è tutta, tutta L’umana vita.... ohimè ! forza nessuna Degli esseri mutar non può le leggi. (L’uomo che lo tiene esclama:) Ma dei martiri in cielo il Creatore Si fa bella ghirlanda, (entrano Peruno e Stanko). DEANO O duca Stanko, La tua destra mi porgi, e, amicamente La mia stringendo, del fedel tuo servo Un balsamo nel sen stilla, e la gioia Acqueti il mal che lo tormenta. E nulla, Ben nulla al paragon della tristezza Che nell’anima mia seppe gettarmi Il tuo proposto di donarti al Turco. Deh, non farlo tu, no! Per l’alta gloria Dell'illustre tua casa, per la madre Che col suo latte con amor ti crebbe, — «4 -