ATTO ir MARTA Poi che credi così, Danizza, addio, (fugge) DANIZZA Ei qui sola mi trovi. Io non pavento La funesta contesa. Eccogli il petto, Il mio cuore, il mio sangue ; e tutto il versi Se ciò lieto può farlo. Ei traditore ? Rinnegato il mio Stanko ? E qual sì nero Spirto poteva imaginar cotanta Nera calunnia ? Uccidere il vegliardo Conte Deano ? Di sua illustre casa L’ali mozzando collegarsi al Sire Di Stambullo? no, no, creder noi posso Neppur sognando.... Ma qualcun si avanza, (odesi il passo d’uomo armato, poi la voce di Stanko). STANKO (dietro la tenda) All’ora, o servi, del tramonto il mio Più snello corridor si bardi, e pronto Sia, chè fa d’uopo alla partenza. E detto La notte amica del demonio. Allora Vengan l’orde d’Ivano ad afferrarmi. (Danizza, da principio lieta, si fa il segno della croce). UGLESCrA (dietro la tenda) Deve tutto restar sotto la tenda ? E le donzelle ?.... — '35 -