LO SCONSOLATO RIMPIANTO 35 ancora più il giorno appresso, quando il Saint-Bon rinnovò il duello con la famosa batteria della Madonna. Su la vetta del monte Mariano, gli Spalatini scrutavano inquieti l’orizzonte marino: le loro donne pregavano in ginocchio. La notte fra il 19 e il 20, nessuno dormì, in Dalmazia: si intuiva, si sentiva che la giornata seguente avrebbe deciso della guerra. E in quella notte indimenticabile, che i Dalmati credevano vigilia di nozze, e che fu invece prologo fosco di tragedia, una lancia bordeggiale svelta nelle tenebre portò due ufficiali della nostra marineria a una insenatura deserta della costa, ove un messo del Bajamonti li aspettava per un segreto convegno. Dovevano accordarsi per il modo come sarebbe avvenuto lo sbarco. Qualche chiarore pallidissimo cominciò a baluginare oltre l’aspra muraglia lontana del Velebit: bisognava separarsi. I tre si abbracciarono, si scambiarono un « Arrivederci » augurale.... Troppe vittorie insignificanti del nostro Risorgimento si commemorano in Italia, per illudere il nostro amor proprio patriottico e militare; e troppo poco si ricorda Lissa, la memoria della quale fortificherebbe la coscienza nazionale molto meglio e molto più. Ma quella memoria, par che si voglia cancellarla col silenzio: e silenzio si è cercato di fare intorno alle indagini e alle conclusioni degli storici che hanno tentato di chiarire le cause, le fasi e le responsabilità della disfatta. E pure di qui, su questo mare non più nostro, ove il sogno d’Italia s’infranse, dovrebbero trarsi gli auspici per il rinnovamento: di qui, in faccia all’isola fatale, donde non tanto l’ammiraglio Persano quanto il nostro debole immaturo e indocile spirito unitario si partì sconfitto, dovrebbero invocarsi le energie per la sospirata rivincita, oltre che sull’Austria, su noi stessi. Perchè perdemmo a Lissa?