DUE ANNI DI OCCUPAZIONE IN DALMAZIA 101 rare la Dalmazia, perchè Millo era ormai l’unico in grado, comunque, di padroneggiare la situazione dalmatica in guisa che essa per il momento non creasse imbarazzi a Roma. Così la Dalmazia fu abbandonata a Millo e a se stessa. Nessuno dei provvedimenti presi quasi come pegno dell’annessione, a favore delle altre provincie redente, cominciando dal cambio della valuta fino alla recente elevazione al laticlavio di eminenti cittadini delle provincie stesse, fu esteso alla giurisdizione del Governatorato di Zara. Tutta la vita economica, amministrativa, scolastica, giudiziaria della Regione è rimasta sospesa in un ordinamento precario intollerabile. La Dalmazia è la sola delle provincie già facenti parte della cessata Monarchia, in cui abbia ancora corso la carta moneta austro-ungarica non stampigliata. Ivi la vecchia Giunta provinciale, composta di slavi, e naturalmente lasciata in carica dal nostro conciliante Governo, pretende teoricamente di esercitare tuttora le sue funzioni anche sulla parte della provincia occupata dai Serbi. Per contro sopra la Corte d’Appello di Zara, cessata la dipendenza da Vienna, non esiste più tribunale di terza istanza. Una condizione di paralisi, insomma, per ogni attività. Il motivo: non pregiudicare la questione adriatica, non invalidare la possibilità del compromesso mediante il quale il nostro Governo, qualunque sia il nome di chi a volta a volta l’ha impersonato, ha sempre sognato di finire per assicurarsi la benevolenza della Jugoslavia e dell’Estrema Sinistra. Orbene, dopo due anni di questa condizione paradossale di precarietà e di indeterminatezza, se è vero, come non vi ha dubbio, che la visione diretta delle cose e il contatto immediato con la tragedia vissuta ancor oggi dagli Italiani di Dalmazia giovino, anzi che nuocere, a una com-