I IO LA RINUNZIA DI RAPALLO Ma l’omissione caratteristica e più grave è stata quella relativa alla valuta. Il mancato cambio della corona austriaca costituisce anzitutto un’ingiustificabile e assurda sperequazione commessa da noi a danno dei Dalmati in confronto dei Giuliani che pur si trovano nella loro identica posizione giuridica internazionale di abitanti di un territorio non ancora annesso formalmente all’ Italia ma occupato in forza del trattato di armistizio: e, quel che è peggio, ha portato e porta alla vita economica della Dalmazia un incalcolabile detrimento impedendo la ripresa dei commerci e delle relazioni finanziarie con l’Estero e provocando alPinterno una forte speculazione che si risolve in definitiva nel più duro disagio delle classi povere e specialmente dei ceti aventi un reddito fisso. Nel momento in cui scrivo, il corso normale della corona, in Dalmazia, oscilla intorno ai 13 centesimi di lira. Il che significa che, se il deprezzamento della moneta ha reso così oneroso il costo della vita in Italia, questo è in Dalmazia, per la colpevole negligenza del Governo italiano, sette o otto volte ancora più oneroso. Ecco insomma il premio dato dall’Italia all’eroica fedeltà dei Dalmati. Puniti perchè credettero e credono nella Patria comune; di continuo amareggiati e vilipesi, perchè ancora non disperano; il loro antico patimento si prolunga pur dopo che la nostra bandiera sventola sui castelli veneziani delle loro città. Senonchè il patriottismo è in essi generosa vocazione, è virtù che offre tutto il sacrificio e non chiede alcun beneficio, è pazienza che sfida ogni cimento e resiste a ogni delusione. Con questa avanguardia di mirabili figli, con un uomo come Millo che ha saputo ritrovare e rinnovare nel governo della provincia la grande tradizione dei « Provveditori »