72 RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA mune di demolire almeno la parte superiore dell’edifìcio e di rifarla innestandovi motivi architettonici veneziani. L’ordine fu a malincuore eseguito, e il palazzo è riuscito più brutto che mai, perchè le sue linee non discordano più soltanto da quelle degli edifìci vicini, ma anche fra di loro, indescrivibilmente. Auguro ai Traurini che l’arciduca non ritorni tanto presto da queste parti: altrimenti, potrebbe accadere ch’egli facesse buttar giù un’altra volta il palazzo, sempre — s’intende — a spese del Comune. Ma il carattere originario della città non si modifica neppure con questi delitti estetici. Su tutte le torri, da tutte le facciate dei templi e dei palazzi il povero leone di San Marco allarga ancora le ali a ritentare un volo impossibile. Uno di questi leoni, anzi, scolpito su la Porta Marina, ha inspirato una stranissima leggenda. I suoi artigli stringono il libro chiuso: narrasi che il libro fosse rappresentato, come di consueto, aperto; ma che — caduta la Repubblica di Venezia — miracolosamente da sè si chiudesse. Malinconica e ingenua leggenda, nata dall’ignoranza o, piuttosto, dall’oblio, giacché i Veneziani solevano figurare così il simbolo del loro dominio nelle terre di confine, ove le armi non trovavano mai tregue nè riposi, ove, cioè, sarebbe stato fallace e sconveniente il motto: «Pax tibi, Marce...... E giusto è che là su la Porta Marina sia rimasto il santo libro perennemente chiuso, poiché pace è parola priva di senso in queste terre del dolore e dell’odio.