I3® LA RINUNZIA DI RAPALLO per la nostra bandiera; ma l’illusorio, insidioso privilegio ad essi concesso sembra escludere « ipso iure » le stesse facoltà per quegli altri italiani, che più giudiziosamente tale opzione non faranno. Mi riferisco alle ultime parole del 2° comma dell’articolo, ove si dice che gli Italiani i quali opteranno ecc., ecc. « ... conserveranno il libero uso della propria lingua (capite che privilegio straordinario!) e il libero esercizio della propria religione ». Sono due concessioni, che già chiaramente documentano lo stato degli animi e della civiltà politica dell’altra parte contraente. Dunque, gli optanti conserveranno il libero uso della propria lingua e il libero esercizio della propria religione con tutte le facoltà inerenti a tali libertà. Significa ciò che quegli altri che non opteranno, e che faranno bene a non optare, perderanno il diritto al libero uso della propria lingua e al libero esercizio della propria religione ? Vi è, lo so, nella relazione, una frase con cui l’egregio relatore previene una tale obiezione risolvendola in senso negativo. Scrive l’onorevole De Nava che il trattato conserva agli optanti « il libero uso della propria lingua e il libero esercizio della propria religione con tutte le facoltà inerenti a tali libertà, si come spetterà agli Italiani dalmati che non avranno optato ». Ma questo lo dice il relatore. De Nava, relatore - Ab !... lo dice un trattato internazionale. Sforza, ministro degli affari esteri - È detto nel Trattato col Regno dei serbo-croati-sloveni. Va bene. Ma saranno riconosciuti gli Italiani non optanti