LA CITTÀ EROICA 87 Querini, Provveditore generale della Dalmazia e dell’Albania. Funzionari e ufficiali della Serenissima, in quel declinare incosciente della società veneziana, menavano qui una gioconda vita coloniale. Il Gozzi racconta le matte burle, i divertimenti filodrammatici, le folli imprese galanti in cui egli e i compagni sperperavano il tempo, il danaro e quel tanto di cervello che aveva largito loro la natura, e narra anche, non senza la sprezzante ironia del raffinato della metropoli verso la buona volontà dei miseri provinciali, di certe soporifere tornate di una accademia poetica che un famoso letterato locale dirigeva, dice il Gozzi, « con la maggior serietà illirica italianata ». Città di sollazzi leggeri, dunque, di sentimentalità a fior di pelle, godereccia e pittoresca: è ancora questa, Zara? Città di impiegati, indubbiamente, sede di molta imperiai regia burocrazia, con relative mogli, abbondanti figliolanze e pazienti attese di promozioni e di aumenti, con usi, costumi e pensieri amministrativi, repugnanti all’impeto della passione e dell’azione. Eppure, se non può ingannare la fredda maschera cosmopolita e modernizzante della Riva Nuova, neanche la gentil facciata spensierata che sorride e ammicca dalla Riva Vecchia deve indurci in errore. L’anima di Zara è oltre queste apparenze, perchè è anima eroica. * * * I giornali slavi di Dalmazia, che predicano ogni dì impunemente, nel loro gergo stravagante, il boicottaggio contro i negozianti e i professionisti italiani non ancora rinnegati, sogliono pubblicare anche le liste delle oblazioni inviate da Zagabria, da Serajevo, da Praga al « Comitato per la conquista di Zara » (odnarodieni ^adar). « Conquista »: è la pa-