ITALIANI DISERTORI E PATRIOTI SLAVI 29 teva, come concessione eccezionale, che « pareri importanti, specie di natura giuridica o tecnica », potessero formularsi « anche » in lingua italiana : concessione fatta dagli Slavi non agli Italiani, ma a se medesimi, poiché ogni qual volta in un ufficio, in un tribunale, in una amministrazione qualsiasi di Dalmazia si dovrà compilare un preventivo per la regolazione di un torrente o per un impianto di illuminazione elettrica, dettare una perizia medico-legale o di ingegneria, stendere un contratto con un’impresa d’appalti, redigere un bilancio contabile di finanza o una relazione in materia d’imposte, bisognerà ancora per molto tempo aver pazienza e servirsi delPabominata lingua degli « stranieri ». È la nostra rivincita, in Dalmazia. I trionfatori non possiedono un mezzo di espressione adatto ai bisogni della vita civile, e devono ancora pigliarlo a prestito dagli odiati Italiani. In realtà essi non sanno che farsi del potere conquistato: mancano ancora di senso giuridico e di preparazione politica. Privi di uomini che possano capeggiarli, si devono contentare dei nostri rinnegati. Per l’impossibilità, in cui si trovano, di modificare o di nascondere quel tanto di italiano che è, in loro, il prodotto della loro origine e della loro educazione intellettuale, sono scherniti essi stessi come italianizzanti dai Croati autentici di Zagabria. Scontano così, con l’impotenza e col ridicolo, la frode mediante la quale pretesero manomettere l’opera della natura e della storia.