Ebbene, valeva la pena di vivere attraverso tante agitate vicende, per assistere al crollo dello Stato jugoslavo, che era stato creato a Versaglia, sotto gli auspici del chimerico Wilson, con una specifica finalità antitaliana; e più ancora per arrivare a vedere come, con uno dei suoi colpi maestri, Mussolini abbia saputo fulmineamente trarre da questo fatto straordinario due risultati tanto più sorprendenti in quanto si accompagnano e si integrano l’un l’altro: l’adempimento delle aspirazioni nazionali nel Quarnaro e in Dalmazia e, insieme, la pace adriatica. L’evento memorabile, di cui siamo stati testimoni il 18 maggio a Roma, ha confermato nel modo più lampante come l’ostacolo che per tanti anni ha impedito il buon accordo fra Italiani e Croati non fosse un inconciliabile contrasto delle idealità storiche delle due Nazioni, bensì il malizioso artificio col quale i protettori interessati degli Slavi del Sud, spostandone il centro motore da Zagabria a Belgrado, erano riusciti a farsene lo strumento più efficace per indebolire, compromettere e impegnare l’Italia verso Oriente. A demolire quell’ostacolo occorreva dunque, anzi tutto, eliminare definitivamente ogni influenza di Londra, di Parigi e di Washington dall’Est europeo, schiacciando quel nido di vipere e serpenti verdi in genere, che sul confluente del