Spalato. Soltanto la formidabile grandezza romana poteva creare questa meraviglia: la casa d’un uomo atta a contenere, meglio, a diventare una città. Nel sontuoso rifugio che il più savio degli imperatori aveva edificato al suo tedio della vita e dell’onnipotenza, abitano oggi due terzi della popolazione di Spalato: 12.000 persone. L’ingratitudine verso l’ospite magnifico, psicologicamente inevitabile, si rispecchia nel vergognoso abbandono in cui è lasciato il monumento immenso e bellissimo, e spiega le cautele con cui si volle evitare ogni più piccolo segno commemorativo del nome di Caio Aurelio Valerio Diocleziano, il maggiore dei Dalmati, in questa « Spljet », ove l’effigie d’un uomo gozzuto, scolpita con arte orribilmente secessionista, celebra in mezzo alla piazza principale la gloria jugoslava del poeta Botic. Un’epigrafe pomposa, infissa su la fronte del famosissimo Peristilio, rammenta, si, alla fedeltà dei sudditi una visita dell’imperatore; ma si tratta di quell’altro, di quello d’Austria. Ecco: a coloro che, dolendosi della nostra presente povertà di cultura, esaltano l’Austria come maestra di civiltà e fautrice d’arte e promotrice d’ogni specie di studi e di progressi intellettuali — le fruttano davvero un buon interesse,