46 RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA La nazionalità nostra, su l’Adriatico orientale, sembra condannata. Già vinta in Dalmazia, è assalita audacemente poi nelle sue più favorevoli posizioni, in Istria e attorno a Trieste e a Gorizia. Il sospettoso governo e le organizzazioni slave sovvenute dalle ricchissime banche boeme, creano a danno dell’elemento italiano artificiali correnti di immigrazione dall’interno verso il mare, per inquinarvi prima, per sopprimervi poi la nostra lingua e la nostra nazionalità. Quell’onda di pastori fermatisi da poco a co'tivare le terre non possedevano ancora, come dissi, alcuna città. Adesso gli zotici nepoti dei pirati uscocchi, i Morlacchi delle sterili montagne aspirano, con l’aiuto del governo austriaco, a impadronirsi di tutte le città litoranee, fulgide gemme d’italianità, per appropriarsi delle loro glorie e delle loro bellezze. Nei centri più importanti dell’Adriatico orientale, a Trieste sopra tutto, e anche a Gorizia e a Pola, i socialisti cooperano per quanto possono, col loro folle internazionalismo, a facilitare la spoliazione e la soppressione dell’elemento italiano, volute dagli Slavi e dalla polizia imperiai regia. Ma in Istria, a Trieste, a Gorizia, a Fiume si combatte ancora contro l’invasione, con tenace ardente speranza. In Dalmazia l’elemento italiano non spera più. Esso non desidera che di morire in piedi, come un antico imperatore. Privo di rappresentanze al Parlamento, ridotto all’unico superstite comune di Zara come in un’ultima fortezza, costretto ad apprendere e usare nei suoi rapporti coi pubblici poteri un idioma straniero, l’elemento italiano pare diventato, in Dalmazia, come già cinquant’anni or sono la rozza gente slava, muto e anonimo. Quanto purificato, peraltro, quanto nobilitato dal martirio! Di tutti gli Italiani che