34 RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA Agli squilli della nostra logora retorica si risponde con questa semplice parola : — Lissa. — E conviene tacere. Pensare che, dopo che le umilianti intromissioni di Napoleone III, troncata la campagna del 1866, ci ebbero assicurato l’acquisto del Veneto, qualche persona « seria », qualche uomo « positivo », in Italia, si consolò osservando che, pur con due battaglie perdute, noi avevamo tutto guadagnato dalla guerra!.... Tutto avevamo guadagnato, fuorché l’onore. Bisogna farsi raccontare dai vecchi Dalmati la lieta e trepida attesa, il disperato insanabile cordoglio di quei giorni : ascoltarli senza lacrime è impossibile. Anch’essi piangono e maledicono. Aspettavano d’ora in ora i liberatori, che dovevano venire dal mare. Il disastro di Custoza aveva addolorato gli animi senza avvilirli, che, per i prodigi compiuti durante la breve oppugnazione di Ancona, permaneva massima la fiducia nella giovine flotta italiana, di tanto superiore per numero ed efficienza di navi alla austriaca. Questi sentimenti, in Dalmazia, quasi non si dissimulavano più, per l’impazienza che aveva preso tutti i cittadini, non esclusa gran parte degli Slavi, allora concordi coi fratelli nostri. In ogni casa le donne avevano lavorato a cucir drappi e nastri tricolori per le bandiere e le coccarde con cui si sarebbero salutati, fra due, tre giorni, una settimana forse, al loro arrivo trionfale, i vittoriosi. A Spalato il podestà Baja-monti aveva già preparato le accoglienze per la squadra italiana: alloggi, infermerie, musiche, feste, banchetti.... E si aspettava febbrilmente, con gli orecchi intenti al primo rombar del cannone. Finalmente la mattima del 18 luglio questo tuonò la diana desiderata: era la triplice armata del Persano che attaccava Comisa, Porto San Giorgio e Porto Manego. L’ansietà dei litoranei si fece intollerabile; e crebbe