NOTE 183 alleata, e che la questione della ripartizione del naviglio, a mente dei trattati di pace, è ancora insoluta. Quanto all’appoggio della corrispondenza postale a Bari ed a Trieste oltre che ad Ancona, scrivo al Ministero delle Poste, affinchè esamini, nella sua speciale competenza, se siffatto decentramento sia possibile e conveniente. Costruzioni ferroviarie in Dalmazia, per ora, non mi sembrano possibili a nostra iniziativa diretta. Ho, però, dato il mio consenso a che sia facilitato il compito della Società Carbonifera del Monte Promina per un raccordo ferroviario da quella miniera alla ferrovia Dernis-Velusic. Altre iniziative italiane, giacché italiana è detta Società, si stanno svolgendo in Dalmazia: la Banca Popolare Zaratina, auspice la Banca Italiana di Sconto, si è trasformata in un Istituto italiano; alcune imprese italiane sono direttamente interessate nelle miniere di materie prime per la fabbricazione dei cementi; è italiana la Società Kerka per l’utilizzazione delle forze idriche della Dalmazia. Qualsiasi iniziativa in questo campo non è stata mai ostacolata dal Governo. Altri provvedimenti nei quali l’azione nostra diretta fosse molto evidente, a mio avviso, non sarebbero consoni allo stato d’incertezza che, purtroppo, perdura sulla definitiva sorte di tutto 0 di parte del territorio da noi occupato. Suppongo che questo mio foglio non ti soddisfi interamente; ti prego, però, di tenere in giusto conto le mie buone intenzioni e ti prego, altresì, di considerare questa mia risposta anche fatta per l’amico Nava. Colgo l’occasione, che del resto mi è molto gradita, di salutarti con cordiale affetto. Pag. 103. V. Smirich, Studio sulla italianità della Dalmazia in base a documenti ufficiali, Zara, Tip. del Governo, 1920. Pag. 105. V. Brunelli, Storia della città di Zara> Venezia, Istituto veneziano di Arti Grafiche, pag. 306. Pag. 115. È un discorso pronunziato nell’aula di Montecitorio il 26 novembre 1920. Nella successiva votazione per appello nominale la ratifica del trattato di Rapallo fu approvata dalla Camera con 253 voti favorevoli e 14 contrari. 150 socialisti ufficiali presenti, compiacentemente, si astennero. 114 contrari furono i deputati Benelli, Colonna di Cesarò, D’Ayala, De Capitani, Dorè, Federzoni, Maury, Muzi Saturnino, Nunziante, Pietravalle, Sandrini, Sarrocchi, Scialoja, Siciliani. Al Senato il trattato raccolse, il ij dicembre successivo, 262 voti favorevoli; 22 senatori votarono contro, e furono: Bennati, De Cupis, Del Lungo, Di Brazzà, Faldella, Gavazzi,