44 RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA A Perasto il comandante della fortezza, prima di cedere le armi al generale austriaco, seppellì il gonfalone di San Marco come santa reliquia sotto l’altar maggiore della chiesa, fra i singulti e le lacrime del popolo presente. E mezzo secolo più tardi, allorché Venezia si sollevò, i giovani Dalmati accorsero a offrire il braccio e la vita all’antica Signora e Madre della loro gente. « Se Venezia non era », ammonì il Tommaseo, « Dalmazia invece di bani avrebbe pascià. Ragusa, se le battaglie e le vittorie, se il nome e la grande ombra del Leone non erano, sarebbe anch’essa turca ». Ma nella lotta sleale ogni bugia diventa lecita contro gli Italiani. E fossero solamente violazioni della verità storica!... Le elezioni dalmate rappresentano il trionfo della soperchieria, della corruzione e della frode. In ogni città tutte le intimidazioni giovano contro il partito italiano. Nessuna arte di seduzione è trascurata per provocare defezioni nel campo dei nostri connazionali, e pur troppo il tentativo riesce sovente. Ma gli Italiani resistono ancora nelle maggiori città; loro capo venerato e savio è Antonio Bajamonti, il podestà di Spalato, uomo di gran cuore, di superiore intelligenza, di intemerata virtù, amministratore valentissimo, idoleggiato dai suoi cittadini. Contro di lui si appunta la lotta: lo si diffama nelle opere di pubblica utilità ch’egli ha promosse, si tenta in ogni modo più proditorio di far fallire le 'niziative finanziarie ed economiche che egli ha suscitate, si sobillano i contribuenti perchè non paghino le imposte comunali, si appicca dolosamente il fuoco al teatro del Municipio, si incaricano i soldati della guarnigione di provocare disordini insultando le donne, infine si scioglie arbitrariamente l’amministrazione comunale italiana insediandovi un commissario governativo che resta