184 NOTE Ghiglianovich, Lucchini, Mangiagalli, Mariotti, Mazziotti, Piccoli, Pulii, Ta-massia, Tecchio, Thaon di Revel, Tivaroni, Torrigiani Luigi, Valerio, Vitelli, Ziliotto, Zupelli. | Pag. 119. Il citato articolo del Salvemini era stato pubblicato nel periodico Unità, anno VII, n. 30, pag. 151. Pag. 134. Questo è il testo dell'indirizzo che era stato firmato da circa ottomila spalatini e inviato il 12 marzo igig all'on. Orlando, presidente della Delegazione italiana alla conferenza della pace: Nell’ora dell’attesa angosciosa, febbrile, suprema, quando il nostro destino si compie e i fati di questa città tormentata stanno per decidersi ineluttabilmente e per sempre nell’alto consesso delle Nazioni, noi, vigilanti custodi dei più sacri retaggi, assertori tenaci di tutti i diritti della Patria più grande; noi sottoscritti cittadini di Spalato, nell’amore selvaggio che ci arde e consuma, patrizi e popolo, spiriti colti, anime semplici e rudi, accomunati nella stessa speranza e nella medesima fede, ci rivolgiamo a voi e vi invochiamo col coraggio dei sacrifici compiuti, con la forza di tutta la nostra abnegazione e di tutto il nostro martirio, perseverante, indefesso, crudele, tanto più grande quanto più oscuro e tenace. Le nostre anime, oppresse da nuovo sconforto, erompono verso di voi in un impeto solo che nella voce ha lo schianto di tutti i morti nostri e l’angoscia di tutti i viventi, in una parola sola di invocazione, di incitamento e di speranza: che la nostra città fedele fra tutte per le sue tradizioni romane e italiche veda finalmente spuntare sul mare nostro l’aurora della sua redenzione, e compiendo i nostri voti più ardenti, riallacci le sue alle gloriose fortune d’Italia reintegrata e riassunta regina fra tutte le genti. È da tener presente anche la seguente risoluzione, che era stata votata a Parigi il 14 agosto igig dai rappresentanti degli Italiani di Dalmazia: I rappresentanti degli Italiani della Dalmazia, accorsi a Parigi, tenuto pur conto delle condizioni particolari e difficili del Regno d’Italia nei rapporti politici ed economici internazionali: non ammettono comunque conciliabile col decoro della Nazione e col prestigio delle sue armi l’abbandono della zona dalmata occupata ed amministrata esclusivamente dall’Italia sulla base di un concreto programma di rivendicazione politica che ha sanzione in un trattato; ricordano che un tale abbandono, demoralizzando irreparabilmente il loro paese, annienterebbe tutta l’opera di difesa nazionale cui i Dal-