i5j i impadro-nendcfi a ut-fi i della Bohemia . t quegli della Supe-riere Alemagna . con inaudita felicità ¿i pro- che, comunican -dogli alla ¡¡¿publica , U richiede d' ajuto. oflandovi per compiacer lenectf-fità dell> Italia, l^oma fo-pr' ogni altro impaurita/i et grido delle fut Armi ^ qua/! pro-ncfiicatt dall'irrut-tione terribile del Ve-juvio. 486 DELL’ HISTORIA VENETA gli Stari Patrimoniali de gli Auftriaci, non haverebbe trovato contrailo 5 perche la confufione , e il timore fov vertendo i con-figli, la celerità del nemico non dava tempo a' ripari. Ma ricuperata Lìpfia, mentre 1’ Elettore occupava Egra , e Praga con quafi tutto il Regno Bohemo, il Rè piegò verfo la Su. periore Germania ; e caminando più torto, che combattendo, con una carriera di profperità s’importerò della Franconia , e dd Palatinato Inferiore con gli Stati dell’Elettor di Magonza, e tant’ altri luoghi lungo il Rheno, & altrove , che quafi pareva havefle minore velocità la fama in publicar i progredì, che il Rè in foggiogar le Provincie. Inviò egli a Venetia Lodovico Chriftoforo Ratfchio , Cavaliere, fuo Ambafciator’ Ertraordinario, a partecipare i fuoi vantaggi, e i difegni, tendenti al follievo degli opprefH, alla libertà dell’ Alemagna, & alla depreilìone degli Auftriaci j onde, giovar potendo alla quiete, e ficurtà dell’ Italia , chiedeva danari, e foccorlì. Il Senato, con parole offitiofe honorando la felicità di quel Principe, ad altro non condefcefe , che a rammemorare il molto dalla Republica contribuito alla libertà, & al decoro d’ Italia, fopra la quale non fenzacure, e difpendii nientemeno invigilava al prefente. Penetrando di quà da’ Monti le voci delle felicità di quell’armi ^ follecitavano con non lievi timori gli'animi dimoiti, & in particolare della Corte di Roma, che mal volentieri vedeva un Rè , foftenuto da forze grandi, e da tanta Fortuna, avvicinarfi all’ Italia , dove per avventura non minori de’ prctefti haverebbe trovati i fomenti. S’ accrc-fcevano le apprenfioni dalla Natura, e dal Cafo, perche il Monte Vefuvio, che co’ fuoi incendii pare habbia prefagitc altre volte, ò l’inondationi de’Popoli, ò le gravi calamità dell’ Italia, vomitò fiamme con tanto empito, e con tale {pavento , che la Città di Napoli temè, ò d’ abiflarfi ne’ terremoti, ò nelle ceneri di fepellirfi. Lo fcuotimento abbattè gli edifirii, arreftò il corfo a’Fiumi, rifpinfe il Mare, crollò, & aprì le montagne. Inalarono in fine con oppofiti, & horribili effetti acque , fiamme , e ceneri, dalle quali non folo reftaro-no oppreflì alcuni luoghi vicini, ma fi dubitò, che, levato il refpiro dell’aria, folfc quel Popolo intero per foffocarfi. Ma, placato il Cielo dalle publiche penitenze, udendoli da per tutto