LE CITTÀ MORTE 7» cezione, la piazza del Duomo. Questa somiglia al salotto di certe case della piccola borghesia: è il solo ambiente pulito e ben tenuto, perchè nessuno vi abita. Celebre, il Duomo di Traù, e bellissimo, il più celebre e il più bello della Dalmazia, di puro stile romanico italiano, col suo portale vagamente istoriato di fantastici rilievi, col prodigioso mausoleo di San Giovanni degli Orsini, scolpito da Andrea Alessi e da Alessandro Vittoria, con l’altissimo campanile così veneziano anch’esso, per la sua forma cuspidata e i suoi preziosi trafori, con la loggia maestosa su la quale il rosone stellante brilla come una gemma in un castone massiccio. Un’altra loggia veneta, che accoglie sotto le sue arcate aeree l’antico banco dei magistrati, chiude la piazza, insieme col lombardesco palazzo del Comune, rimesso a nuovo da un recente e non felice restauro. Ma l’orgoglio degli Slavi spa-droneggianti in Traù non è in questi monumenti d’un passato che non appartiene loro. Essi prediligono e ammirano un grosso edificio appena compiuto, unica stonatura moderna e modernistica fra tanto scenografico medioevo: il palazzo delle scuole. Veramente sarebbe piaciuto di più, agli Slavi spadroneggianti in Traù, come era stato costruito dapprima, in pretto stile « Secession » viennese, chè avrebbe conferito un’impronta un tantino più austriaca a questa città la quale si ostina a conservare un aspetto italiano non ostante la nazionalità e i sentimenti di una parte dei suoi abitatori. Senonchè capitò a Traù, l’anno scorso, l’arciduca ereditario Francesco Ferdinando; e naturalmente fu condotto a visitare il palazzo di cui si stava terminando la costruzione. Non so se Sua Altezza Imperiai Regia sia uomo di buon gusto: certo, in quell’occasione, ne dimostrò più dei suoi fedeli sudditi traurini, perchè senza tanti complimenti impose al Co-