Esporrò, anche a nome di alcuni amici di questa parte della Camera, le ragioni per le quali noi daremo voto contrario al Trattato di Rapallo. Quando anche il nostro atteggiamento non fosse determinato da una necessità imperativa di coscienza, esso sarebbe obiettivamente utile. Ai colleghi che mormorano: «Voi non votereste contro, se non foste sicuri che noi, maggioranza, voteremo a favore », si potrebbe rispondere che sarebbe sommamente dannosa intorno a questo argomento una unanimità mortificante, la quale esaltasse nei risultati ottenuti il massimo limite cui l’Italia potesse pretendere dopo tanti sacrifici e tanto sangue, svalutasse totalmente quello stesso spirito di moderazione che altri loda nel Governo italiano, e annullasse, di fronte al fatto ormai compiuto, le posizioni storiche e ideali che rimangono affidate all’avvenire. D’altronde è questo il momento nel quale ciascuno deve assumere, in coerenza coi propri anteriori atteggiamenti, le proprie responsabilità. Nel giugno scorso una supposizione accortamente diffusa e avvalorata con attestazioni importanti che non furono mai