8o RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA e la impoverirono, mutarono le belle cittadette alacri e prospere, dal passato insigne ancor vivente nelle memorie della storia e dell’arte, in borgate squallide ove i resti dell’antico splendore non son più che fastigi cadenti o leggiadrie sbiadite. Così anche Sebenico: alla italianità della quale, per quella sorte crudele che volge così spesso le pubbliche sventure ai nostri danni, nocque principalmente la terribile épi-demia vaiolosa del 1872 onde furono distrutte o decimate tutte le famiglie più ricche e più colte: i palazzi desolata-mente vuoti, venduti a vii prezzo, accolsero gli immigrati montanari e campagnuoli; e le sedi magnifiche ove avevano regnato tutte le delizie dell’opulenza e dell’eleganza furono invase e contaminate dalla miseria, dalla rozzezza e dal luridume. La utilizzazione delle forze idrauliche del Cherca, che ha dato recentemente origine a qualche industria importante, potrebbe rendere a Sebenico il benessere d’una volta; ma il governo austriaco, messo in diffidenza dai suoi amici slavi per il fatto che il capitale impiegato in quelle industrie proviene dal Regno, sembra ora con appigli e pretesti fiscali volerne osteggiare lo sviluppo. Bisogna dunque consolarsi alla meglio, qui, col cercare i fulgidi segni delle età che furono : il Duomo stupendo, armoniosissima fusione dell’architettura ogivale con le linee più serene del nostro Rinascimento, la fiorita Loggia veneziana, le rovine dei forti che sovrastano la città; e giova vagabondare per le stradic-ciuole ripide, spesso ascendenti a gradinate e sempre caratteristicamente italiane e rivelanti ad ogni svolto qualche smorente sorriso dell’arte e della bellezza italiana. Talora gli stessi nomi delle vie, quantunque mascherati dalle tabelle slave, risvegliano nel cuore del pellegrino il ricordo di luo-