l’inutile 0IFESA strare che nel 1912 noi eravamo fìloserbi e, per conseguenza, favorevoli alle rivendicazioni territoriali della Serbia. L’onorevole Salvemini ha avuto anche il cattivo gusto di richiamare il nome e l’autorità di un caduto in guerra, il quale non può dunque protestare, citando, appunto, il mio glorioso indimenticabile compagno di lavoro e di fede Ruggero Fauro, che in un articolo pubblicato sull’« Idea Nazionale », mi pare, del 30 dicembre 1912, avrebbe sostenuto la legittimità delle rivendicazioni serbe in confronto del possesso territoriale austriaco: avrebbe quindi ammesso, niente meno, la giustizia dell’aspirazione serba all’acquisto della Dalmazia. Ebbene, è onesto e indispensabile riportarsi oggi al significato e al fine, che quell’asserito atteggiamento aveva. In seguito allo scoppio ed allo svolgimento della guerra balcanica si era creata una particolare, drammatica situazione di antitesi fra l’Austria e la Serbia, divenuta ormai il centro verso il quale, naturalmente, si polarizzavano tutte le forze slave del Sud. Ora è ben naturale che, allora, dinanzi alla crisi internazionale, che già maturava nel contrasto fra la Serbia e l’Austria il conflitto fatale del 1914, è ben naturale che un cittadino di Trieste, ancora gemente sotto la nefanda oppressione d’Absburgo, sentisse prima di tutto nel suo animo l’irreducibile odio contro l’Austria e la volontà indomabile della distruzione dell’Austria. È ben naturale che egli prima di tutto sentisse quella, che fu la ragione essenziale e immanente di tutta la sua vita e di tutta la sua opera, di quella che fu, onorevole Salvemini (nei pochi giorni che anche Ruggero Fauro stette al fronte), la ragione della sua partecipazione alla guerra e della sua morte.