56 RICOGNIZIONE DELL’ALTRA SPONDA gloria, al quale sono e si sentono interamente estranei: nè, dal canto suo, il governo austriaco si preoccupa in alcun modo di curare la conservazione di questi avanzi, che, se mai, starebbero a cuore soltanto alla odiata pervicace minoranza italiana. È stato restaurato, è vero, il campanile del Duomo. Ma sapete quanti anni è rimasto incastellato nelle impalcature? Venticinque. E poi sarà esatto, il restauro, non voglio discutere : peraltro quei novissimi marmi innestati così nella costruzione originaria, ch’è tutta annerita dalla venerabile patina dei secoli, dànno con la loro bianchezza stridula un’impressione straziante: non si tratta più d’un restauro, ma d’una rattoppatura. Ad ogni modo, è pur qualche cosa. E come mai un tal privilegio per il campanile, quasi che, su la dimora di chi, innanzi di ritrarsi qui a coltivare saggiamente i suoi cavoli, aveva coniato una moneta con l’inscrizione temeraria : « nomine Christianorum deleto », questa torre campanaria, unica addizione architettonica osata dai posteri, fosse stata eretta a rappresentare, non tanto la vittoria della Chiesa di Cristo, quanto la vittoria su l’impero di Roma? Gli altri edifici sono ancora, press’a poco, quali li ridussero le devastazioni lontane e recenti dei barbari: il mausoleo di Diocleziano, trasformato in Duomo nel 659, preclaro per il suo pulpito di toscana eleganza dugentesca, ma col períptero due volte vandalicamente interrotto per adattarvi due bruttissime cappelle barocche; il peristilio, nella storia dell’architettura primo memorando esempio della fusione diretta dell’arco con la colonna, oggi adorno delle mostre dei più accreditati droghieri, calzolai e pizzicagnoli di « Spljet » ; la preziosissima Porta Aurea, su l’architrave