l’inutile difesa 129 Colajanni - E Tamaro? Attilio Tamaro è per l’appunto quegli che ne ha distrutto ogni valore. Dicevo che l’onorevole Colajanni si affida ancora alle statistiche austro-ungariche, che, come egli stesso m’insegna, erano fondate sulla così detta dichiarazione della lingua di uso, la quale dichiarazione, in un paese, come ben disse l’onorevole Colajanni, bilingue, in cui dominava esclusiva la oppressione austro-slava, non poteva risolversi, per ragioni evidenti di pratica convenienza, se non nella indicazione della lingua slava, eccezion fatta per una piccola minoranza eroica di cittadini disposti ad affrontare tutti i dolori, tutte le persecuzioni, tutte le amarezze, compresa quella, più cocente di tutte, di essere disconosciuti ed oltraggiati nella stessa purezza del loro sentimento nazionale dagli ingrati fratelli italiani! Da 40 anni, onorevole Colajanni, erano soppresse in Dalmazia, eccetto che a Zara, tutte le scuole pubbliche italiane ; e il Governo della Dalmazia, nei due anni della nostra occupazione, non ha mutato nulla di tale stato di fatto, dando l’esempio più insigne, a dispetto di tutti i calunnia-tori, del suo persino eccessivo spirito liberale. D’altronde, se quello è un paese bilingue, perchè la lingua che vi si deve ritenere nazionale ha da essere quel-l’altra, quando tutte le espressioni tradizionali della civiltà sono in Dalmazia italiane? Il segno più incisivo e più eloquente della civiltà tradizionale dalmatica è dato dai monumenti dell’arte, che non ritrovano alcun riscontro analogo oltre la muraglia delle Dinariche, mentre il genio autoctono di Giorgio Orsini, dei Laurana, dell’Alessi, degli autori degli stupendi capolavori architettonici e plastici di Sebenico, di Zara e di Traù, L. Fedbrzoni - L’ora della Dalmazia 9