NOTE I77 rinuncie totali o parziali in Dalmazia offrirebbero soltanto motivo di lotta alle nazionalità e ai partiti in contesa nella Jugoslavia, che hanno reso finora impossibile, a malgrado della forte azione centralistica di Belgrado, la costituzione ed il funzionamento di un Governo regolare. Quell'uomo politico jugoslavo che sottoscrivesse un patto con l’Italia, anche con l’abbandono nostro di tutta la Dalmazia, dopo che a Pal-lanza la Jugoslavia contava di ottenere dall’Italia, oltre la Dalmazia e le isole, il confine giulio e parte delPIstria Orientale, sarebbe violentemente combattuto e smentito, e le nostre rinuncie sarebbero considerate soltanto come una prova della nostra debolezza e una ragione per alimentare il folle irredentismo, che, come lo stesso Trumbic dichiarò nel suo primo ed unico discorso tenuto a Pallanza, non può recedere dalla pretesa del confine all’Isonzo. Dalle notizie che continuamente giungono dalla Jugoslavia, dalla propaganda antitaliana, di cui qui si conoscono tutte le fasi e tutti gli atteggiamenti, risulta con evidenza palese che la Jugoslavia, se anche pervasa da ambizioni senza limiti, non ha tuttavia misurata la possibilità di un’aggressione all’Italia che sulle debolezze della nostra situazione interna. Rendendosi conto dell’assurdità di una azione bellica, militarmente considerata, contro l’Italia, nazione tanto più numerosa e preparata, la Jugoslavia ha cercato l’eventualità di un attacco mediante provocazioni gravi, come la meditata uccisione del Comandante Gulli, solo in periodi di nostra massima debolezza interna, quando dinanzi a un esercito, come si chiamava in Jugoslavia, anconiz-zato, si riteneva che pochi battaglioni e qualche banda fanatica sarebbero bastati a creare il fatto compiuto della rapida e facile espulsione dell’Italia dai territori liberati. E però, escluso o diminuito il perturbatore intervento wilsoniano, i cui relitti l’Italia sola sopporta con l’azione divenuta partigiana delle navi americane nella rada di Spalato; allontanato, come è ormai chiaro, ogni ritorno offensivo della Francia e dell’Inghilterra sulla base del nefasto memorandum del 9 dicembre ; esperite invano, anche a prezzo di umilianti dannosissime rinuncie, le trattative con la Jugoslavia; è chiaro che il compiuto adempimento del Patto di Londra, già effettivamente applicato, è l’atto, che, preparato senza impazienze e con accorgimento, si presenta oggi, anche e soprattutto per la soluzione della questione dalmata, come quello che importa minore spreco di energie e minori pericoli e assicura i massimi vantaggi. Ammesso infatti che non siano più accettabili rinuncie sulla linea del confine giulio, e che la soluzione transitoria della questione di Fiume disimpegni l’Italia dallo sforzo diplomatico necessario per una annessione di quella città, esclusa dal Patto di Londra, la esecuzione auto- L. Fbdbrzoni - L’ora della Dalmazia 12