Mentre i delegati di Costantinopoli firmavano il trattato, la Turchia, sebbene spossata da quattro guerre precedenti, insorgeva come un sol uomo e proclamava la guerra per la Indipendenza. Tre punti da stabilire. I firmatari del trattato di Sèvres non rappresentavano il popolo turco; prova ne è che il Gabinetto cadeva poco dopo la firma e per volontà di popolo. Questo era il primo punto da stabilire. Ma c’ è ancora di meglio. Un trattato — lo sapete voi, miei cari discepoli e non lo ignora neppure il più infingardo degli scolari occidentali — non diventa definitivo se non dopo esser stato ratificato: al trattato di Sèvres manca anche la ratifica del capo del Governo, benché il Ministero degli Esteri turco fosse sotto la diretta pressione degli alleati sbarcati a Costantinopoli e il Palazzo dei Sultani fosse sotto il tiro delle torpediniere greche che avevano puntato i loro cannoni contro Dolina Bakcè, in segno di disprezzo e di minaccia. E avverto un terzo punto che la saggezza occidentale non si rifiuterà di ammettere: le minaccio direttamente esercitate sulla persona dei governanti e dei firmatari. Pochi giorni prima, il Parlamento turco era stato circondato dalle truppe inglesi e i deputati, sacri rappresentanti della volontà popolare, erano stati fatti prigionieri, il Principe Ereditario Abdul-Megid Effendi arrestato e lo stesso Sultano e Califfo — Iddio lo conservi fino alla Resurrezione! — vedeva il suo palazzo piantonato dalle sentinelle inglesi, con la minaccia dell’esilio, se per caso avesse rifiutato di firmare. Se voi avete fatto un pochino di attenzione alle mie precedenti lezioni di diritto internazio-