— 64 — dietro ordine formale, caricano (sotto i miei occhi) i loro fucili. Gli « Evzoni » si gettano carponi nel giardino pubblico e si nascondono alla meglio tra aiuole e rialzi di terreno, e, rinforzati dalle mitragliatrici aprono il fuoco contro i turchi, nascosti nel Konak, nella Grande Caserma e nei fabbricati adiacenti. Fù un assedio in piena regola, una lotta accanita sotto la pioggia che cominciava a cadere dirottamente. Dalle barche approdate ai quais, dei basci-busuc (irregolari turchi) avevano organizzato un fuoco di fila ; molta gente, presa tra due pericoli, si gettò in acqua per lo spavento. In quel momento altri tafferugli avevano luogo in condizioni identiche a Dii Kili e in altri quartieri della città ; e, solo parecchie ore dopo, tutto ritornò in una relativa calma. Colonne di prigionieri turchi, in numero di quattro o cinquecento, tornavano con le mani alzate, per implorare perdono e pietà. Tutti gl’ insorti avevano chiesto Vaman ; ma si continuava ad uccidere prigionieri e feriti. Resi feroci dell’imboscata, ho visto dei Greci (1) avvicinarsi a questi disgraziati disarmati e feriti, e finirli nei ranghi. Due Evzoni, trascinarono verso l’acqua un ferito e ve lo gettarono — a pochi metri dal Palazzo delle Poste, dove mi trovavo — malgrado le nostre grida di : — « Risparmiatelo ! » — Visto che questo disgraziato emergeva ancora e si aggrappava alla riva (vero cadavere uscito dalla tomba) lo finirono rigettandolo in acqua a colpi di stivali. Il suo cadavere rimasto a galla (1) Debbo dire ad onore dell’esercjlo greco che si trattava sopratutto di borghesi.