— 143 — S. Em. il Gran Rabbino.... Una straducola fetida, adiacente alla Grandi Elie de Jaffa, una camera a cui si ha accesso dalla strada, un piccolo vecchio ricciuto, che mi chiede a bruciapelo le mie « credenziali » e capisco, dopo un quarto d’ora di confusione, che mi trovo addirittura dinanzi al Gran Rabbino. Quando sentivo parlare del gran Rabbino di Gerusalemme immaginavo di dover andare da uno dei Padroni del Mondo : ho visto, viceversa, un piccolo vegliardo perseguitato che mi chiedeva con voce la-grimevole di fargli grazia della vita. Desideroso di dissipare ogni equivoco, ho subito protestato la purezza delle mie intenzioni, ma il piccolo vegliardo ha continuato colla sua voce tremula : — Quanto vi chiediamo è il diritto alla vita, l’indipendenza sociale e politica. Ci lascino vivere senza pericolo divenire assorbiti dall’85 per cento della popolazione che ci è ostile. Più tardi, vedremo (1). La cura delle loro questioni politiche e sociali lascia d’altronde pochissima libertà di spi- (!) Il Cenacolo, aulica tomba di David, dice la lotr— penda, è tuttavia rivendicato anche dagl’ Israeliti. Da Moschea di Omar, antico tempio di Salomone, è dispulata tra cattolici, reci, armeni, israeliti e mussulmani. Una dolco armonia ne risulta in questi pa<>si di latte e miele. La pietra del sacrifìcio della Moschea di Omar porta alcune impronto dove l'uno si accanisce a vedere l’impronta della mano dell’arcangelo Gabriele, l'altro quella del piede di Salomone, un terzo infine, quella deha testa del Profeta, il quale, alzandosi, urtò contro la volta, al momento in cui l’arcangelo lo afferrò per i capelli. Malgrado la serietà della situazione non ho potuto fare a meno di suggerire al mio cicerone cho se FAngelo non aveva la mano molto... tenera, Maometto doveva avere la t; sta molto... dura.