— 158 — I nove carabinieri di Adalia. Adalia, ottobre, 1921. Appena giungiamo ad Adalia, mi metto rapidamente a contatto con uomini e cose. Dopo aver dato tante amare lezioni all’ Europa, i Turchi sono qui padroni in casa propria, non c’è che dire e riprendono vigore e si organizzano come meglio possono, nonostante lo spietato blocco anglo-greco. Malgrado tutti i trattati di « pace » e le dichiarazioni di guerra, i soldati di Kemal esercitano la sorveglianza sul porto, fanno le veci della polizia, controllano i passaporti in nome del governo di Angora in barba a tutti gli Alti Commissari dell’ Intesa. Pochi sono gli Europoi ammessi a soggiornare nella città; anzi alcuni inglesi sono stati costretti a imbarcarsi nuovamente in fretta. Tutto l’elemento europeo è rappresentato da due o tre francesi e da una trentina di italiani, per la maggior parte ingegneri. Lo sforzo dell’Anatolia insorta I lunghi combattimenti sul Sakaria hanno provato che i kemalisti erano molto largamente provvisti di munizioni. Una gran quantità di armi era stata introdotta da alcune Potenze in certe parti dell’Ana-tolia. Alti rappresentanti della finanza europea si erano messi in contatto con delegati turchi a Costantinopoli per il pagamento del materiale di guerra fornito a Kemal Pascià. Il governo kemalista era infatti riuscito a procurarsi forti capitali, non solo dalle regioni che esso aveva acquistate lo scorso inverno dalla Russia, ma anche per mezzo di requi-