— 99 — nia italiana locale ohe •— dice lui — ha voluto vedere negli eccessi di una banda di fanatici, un movimento xenofobo di tutto il popolo egiziano. Mi prega di commentargli i fatti e io gli spiego rapidamente che questa non è una ragione sufficiente per i giornali arabi per accusare il governo italiano, e gli faccio osservare che, d’altronde il Memoriale della colonia italiana non è ingiurioso nell’ordine del giorno, ma nei Commenti che sono opera di un privato qualsiasi. S. E. si mostra soddisfatto e siccome ha detto « Noi che confidavamo nell’Italia.., » si riprende e dice « Noi che confidiamo nell’Italia, diciamo che i massacri di Alessandria sono riprovevoli. Noi eravamo fieri che l’Egitto, durante quaranta anni di lotte, abbia fatto una rivoluzione pacifica. « L’Inghilterra non domandava certo di meglio che di sfruttare i minimi disordini; ma questi incidenti, malgrado tutte le affermazioni contrarie erano localizzati, non in una città (Alessandria) ma in una parte sola della città dove si erano concentrati alcuni elementi « indesiderabili » Se il movimento fosse stato veramente xenofobo, per quale ragione non avrebbe dovuto generalizzarsi, sopratutto nelle provincie, dove le guarnigioni inglesi sono di forza trascurabile, gli elementi stranieri in numero esiguo e dove gli indigeni avrebbero potuto facilmente sopraffarli ? — Io faccio notare a questo proposito che sono sorpreso che gli indigeni, anche se sdraiati per terra, si siano alzati al nostro passaggio per salutarci (eccettuate naturalmente le donne). — Voi vedete — dice Zaglul, che l’Egiziano non è xenofobo : l’attesta l’atto devoto di cui vi onorano. Sono forse, queste, cose che si possono « truccare » ?